Era il 2009 quando Adam Phillips (psicoanalista) e Barbara Taylor (storica) pubblicarono nel Regno Unito il libro On Kindness. Il libro fu pubblicato in Italia col titolo Elogio della gentilezza.
Gli autori definiscono la gentilezza come la capacità di ascoltare e accogliere le fragilità altrui, che è anche generosità, altruismo, solidarietà, amorevolezza. L’intento non è né moralistico né edificante: la gentilezza è semplicemente uno dei modi migliori per essere felici, è un piacere fondamentale per il nostro benessere. Gli autori mettono in evidenza come molte persone trovino sospetto questo “piacere” e cerchino di demolirlo attraverso l’idea che gli esseri umani siano naturalmente cattivi, competitivi e autoreferenziali. È invece la gentilezza che rende la vita degna di essere vissuta e ogni attacco rivolto contro di lei è un attacco contro le nostre speranze.
Queste riflessioni valgono ancora oggi a oltre dieci anni di distanza? Non solo, valgono ancor maggiormente. Si ha l’impressione che, sotto sotto, chi è aggressivo sia in fondo autentico e chi è gentile sia in fondo ipocrita. Così assistiamo al dipanarsi della retorica del “dico le cose in faccia”, atteggiamento contrabbandato per autenticità quando il più delle volte cela perlopiù aggressività. Certo che possiamo parlare al diretto interessato, certo che possiamo anche non indorare la pillola, ma possiamo farlo con gentilezza e benevolenza, è solo una libera scelta, siamo sempre liberi di scegliere che atteggiamento adottare, in ogni circostanza.
La sublimazione della retorica del “dico le cose in faccia” si produce nei reality show quando i partecipanti, è il caso del Grande Fratello, fanno a gara a chi rivendica per sé il primato dell’autenticità: sono una persona che dice quello che pensa, dico le cose in faccia, io non faccio strategie, sono vero. Si tratta di un nuovo conformismo, il linguaggio aggressivo è il nuovo conformismo, così quando qualcuno si defila e, giustamente e intelligentemente, adotta atteggiamenti diversi in contesti diversi, si sente piovere addosso l’accusa di bipolarismo: per essere considerati sani e autentici, bisogna dimostrarsi aggressivi, sempre e in ogni contesto. Sì, ma questo riguarda quei poveracci che si chiudono nella casa del Grande Fratello, mica riguarda tutti noi! No, ci riguarda, molto da vicino, in ogni contesto: quelli nella casa del Grande Fratello, siamo noi. Oppure, nei vostri contesti aziendali, non avete mai sentito la frase “io non ho fatto carriera perché sono uno che dice quello che pensa”? Siamo tutti al Grande Fratello e tutti possiamo scegliere di smarcarci: l’aggressività è stereotipata, la gentilezza è rivoluzionaria.
L’idea che la gentilezza, sotto sotto, contenga inevitabilmente un atteggiamento finalistico, è dunque totalmente priva di fondamento, ma per quanto io mi possa sforzare di argomentarlo, mai riuscirò a trasmettere questo concetto con la toccante potenza con cui lo fa, al video, Werner Reich. Gustatevelo.