di Mauro Voerzio (massimo esperto della "questione Ucraina")
Si torna in pista dopo molto tempo, trascorso a leggere “altri” spesso spacciati come esperti e dopo aver osservato dalla sponda del fiume transitare il vecchio Occidente, un Occidente moribondo, incapace di sopravvivere a lacci e laccioli auto imposti che alla fine lo hanno strozzato completamente.
Mi ero ripromesso di non farmi più coinvolgere nel tentativo di trasmettere ad altri quanto avevo imparato in anni di studio e pratica diretta per quanto concerne geopolitica e guerra ibrida. Non volevo, non tanto per il fatto di essere stato deriso o snobbato da chi invece aveva il compito perlomeno di prendere in considerazione il mio lavoro, ma semplicemente perché avevo compreso che, in fondo, del tema non interessava ad alcuno. Uno scarso interesse dovuto alle basilari pulsioni umane, “se non mi tocca direttamente allora non è importante”, certamente un modo di pensare purtroppo diffuso nella società contemporanea, una società in cui i valori sono oramai solo un argomento per riempirsi la bocca durante i talk show o durante i comizi politici.
Nonostante gli ammonimenti fatti a suo tempo, siamo giunti ora alla dissoluzione del “vecchio Occidente” quello appunto basato su una serie di valori recepiti dopo la seconda guerra mondiale e che hanno fornito una solida base per una pace durata più di ottanta anni. Negli ultimi decenni, questi valori rimanevano spesso e volentieri solo decantati, mentre davanti al Dio business si chiudevano gli occhi se intere popolazioni venivano private di qualsiasi dignità, in modo particolare quando il criminale di turno era anche un buon cliente dei salotti buoni europei.
Ho deciso di rimettermi in gioco perché penso che adesso l’audience sia più sensibile a certe tematiche, d’altronde perché leggere le norme anti incendio se la casa non va a fuoco? Bene ora la casa sta andando a fuoco, le riflessioni che sino a pochi anni fa venivano scambiate per i vaneggiamenti di uno strano analista, oggi vengono ripetute da quasi tutte le cancellerie europee, il pericolo di un allargamento di una guerra in Europa non è più solo un esercizio di fantapolitica ma una triste realtà e parlo di allargamento perché con l’Ucraina la guerra è già arrivata in Europa.
La guerra è arrivata in Europa per i motivi che avevo già spiegato nel 2014 quando all’indomani di EuroMaidan le bandiere europee sventolavano in piazza indipendenza (per capirci la piazza che gli “esperti” chiamano Maidan, ovvero “piazza piazza”, perché in Ucraino Maidan significa piazza). La voglia di democrazia di 46 milioni di ucraini si scontrava con le esigenze dello scomodo vicino russo. Molti mi hanno domandato perché proprio l’Ucraina? Perché non qualche altro Stato confinante tipo i Baltici?
L’Ucraina innanzitutto è una nazione bilingue, tutti i siti ed i servizi pubblici erano sia in ucraino (lingua ufficiale dello Stato) che in russo. Vien da se, che avere un vicino in cui si sviluppa la democrazia e si innalza il tenore di vita della popolazione, non era certo una bella prospettiva per Putin ed il fatto che i russi potessero apprendere facilmente di questi miglioramenti in quanto condividevano con l’Ucraina la lingua, ma anche l’uso di servizi tipo internet, costituiva un pericolo troppo grande per il regime di Mosca. I giovani ucraini avrebbero potuto frequentare l’Erasmus, mentre i giovani russi potevano andare al massimo in Abkhazia o in Corea del Nord. Kyiv inoltre rappresenta per gli ortodossi ciò che Roma rappresenta per i cattolici, e checché ne dicano i disinformatori di professione, quando Kyiv contava 400.000 abitanti, Mosca non esisteva e al suo posto c’era una foresta.
Quindi nel 2014 Putin decide di invadere l’Ucraina e porta la guerra in Europa.
La porta dopo che Gerasimov ha esposto la sua nuova dottrina militare fatta di disinformazione e misure ibride, dopo che Dugin espone nella sua quarta teoria politica, il concetto “da Lisbona a Vladivostock, Eurasia!”, dopo che l’Europa si dimostra una volta di più, accondiscendente verso il satrapo di Mosca, non ricordandosi di quanto già successo in Cecenia e Georgia.
Tutto sembrava così lontano, ma con il passare del tempo, nonostante le mostruose dosi di disinformazione a cui l’Occidente è stato sottoposto, qualche cancelleria ha compreso che forse l’Ucraina era quello che in gergo si definisce un trigger, una sorta di miccia per far esplodere qualcosa di più grande.
In ballo non ci sono solo risorse e territori, ma una nuova visione del mondo, il superamento del modello occidentale con un rossobrunismo imbastardito da elementi islamici.
E giungiamo ad oggi, dopo che un amico mi ha telefonato e mi ha detto “Mauro è ora di tornare ai tempi del Simposio, il momento lo richiede e coloro di buona volontà devono mettere al servizio di tutti, i loro pensieri”. Ho accettato per due motivi, il primo perché qui non si tratta di seguire una linea editoriale, siamo tutti liberi pensatori e magari (anzi si spera) con visioni differenti ed il secondo perché reputo il prossimo futuro assolutamente incerto e imprevedibile.
L’avvento di Trump sembra indebolire di fatto l’Occidente, ma questo ce lo diranno i mesi a seguire, ciò che invece è sicuro è che oggi non si possono costruire modelli previsionali perché anche il peggior worst case scenario può diventare probabilissimo nel giro di pochi giorni.
Siamo ciechi in questa nuova landa, qualsiasi analista, serio, in questi giorni non potrà che dirvi che attualmente non è possibile fare previsioni, neanche a breve termine.
Non si tratta di volersi fasciare la testa, ma di prendere atto che un periodo storico è finito e verrà sostituito da un nuovo modello di cui non riusciamo ancora a definire i contorni e che tale sostituzione avverrà ad una velocità mai vista nella storia umana. Potrebbe anche essere meglio di oggi… come potrebbe essere molto peggio.
In tutto questo marasma storico, la nostra politica locale è ancora impegnata su temi triti e ritriti come fascismo e antifascismo senza accorgersi che a furia di gridare ogni due per tre “al lupo al lupo”, ora il lupo è arrivato, ma non ci crede più nessuno e non ha le sembianze mussoliniane, ma ricorda più un macellaio georgiano con i baffoni.