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1 marzo 2025

CONTEMPORANEA

QUINDICINALE

DI RIFLESSIONE POLITICA

"Il nostro intento consiste nell'osservare la realtà con i piedi ben piantati nel presente e lo sguardo mai rivolto al passato"

by Alessandro Chelo

Perchè CONTEMPORANEA?

A cura della redazione

Perchè il mondo cambia con velocità e intensità inusitate, mai sperimentate fino ad oggi. Non basta dirlo, bisogna tenerne conto, bisogna adottare nuovi paradigmi e, per farlo davvero, bisogna lasciare andare le vecchie credenze e i vecchi ancoraggi. Bisogna mollare gli ormeggi e iniziare a guardare il mondo con occhi nuovi, osservando la realtà con i piedi ben piantati nel presente e lo sguardo mai rivolto al passato. Non serve rimpiangere il bel tempo andato, occorre scovare l'innovazione e comprenderla, da qualunque parte essa provenga, in qualunque forma si presenti, impegnandosi affinchè il nuovo tempo non sia terreno di rivincita, ma di emancipazione; non di recriminazione, ma di accrescimento.

Proveremo a farlo attraverso le nostre rubriche: Caro amico ti scrivo, Il dito e la luna, Il punto di vista, Solleticando. Il nostro stile cercherà di coniugare profondità di pensiero con snellezza. Insomma, pensiamo che si possa approfondire senza per forza dover esibire faticosi pezzi di difficile lettura.

Al fine di facilitare la lettura, non prevediamo alcun inserto pubblicitario: chi desidera sostenere questa iniziativa, può farlo elargendo una personale donazione.

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IN QUESTO NUMERO:

CARO AMICO TI SCRIVO

di Jeremy Olek

Lettera aperta a Marina Berlusconi

IL DITO E LA LUNA

di Alessandro Chelo

Trump: questione di follia?

IL PUNTO DI VISTA

di Eglaia Tosti

Nuovo tempo: conservare o riconsiderare?

SOLLETICANDO

di Paolo Scavino

Dalla mossa del cavallo a quella del gambero: il tramonto di Renzi

caro amico ti scrivo

lettera aperta a Marina berlusconi

di Jeremy Olek

Gentile Marina,

immagino che pur essendo così concentarta sul governo del gruppo industriale di famiglia, la sua mente talora divaghi e si concentri sulle vicende nongià delle imprese di famiglia, ma del partito di famiglia. Le interviste che di tanto in tanto rilascia, sembrerebbero confermarlo.

C'è ancora bisogno di Forza Italia? E, se sì, di che tipo di Forza Italia c'è bisogno?

Gentile Marina, nel mondo si prospetta l'affermazione di una nuova fase che superi quella post-bellica fondata sulla dinamica fra le due superpotenze. Anche in Italia si prospetta una nuova fase che superi quella post-bellica fondata sulla dinamica fra il mondo politico cattolico e quello comunista. 

Gentile Marina, questa nuova fase, tanto nel mondo quanto in Italia, può essere caratterizzata da spirito di vendetta, nostalgismo e oscurantismo o da autentico intento innovatore. A questo serve Forza Italia, a impedire questa deriva e per quiesto essa deve ritrovare pienamente la sua vocazione orioginaria, liberale e centrista.

C'è tanta gente disposta a dare una mano. Va ascoltata, va coinvolta, non va tradita.

il dito e la luna

trump, questione di follia?

di Alessandro Chelo

In molti pensavamo che Trump, una volta insediato alla Casa Bianca, avrebbe attenuato i toni, sarebbe giunto a più miti consigli, avrebbe omaggiato con maggiore sobrietà il ruolo istituzionale che gli è stato affidato. Non è così, egli ha anzi spiazzato un po' tutti, compresa la stessa Giorgia Meloni, adottando un atteggiamento radicale, più radicale ancora di quello adottato nel corso della campagna elettorale.

Così possiamo già comporre un bell'elenco puntato delle sue sparate: Panama, Groenlandia, Canada, clima, Gaza, Zelensky.

Qualcuno, specie a sinistra, lo descrive come un folle o, nella migliore delle ipotesi, come un diabolico destabilizzatore degli equilibri mondiali. Serve a qualcosa definirlo matto? Fa comprendere qualcosa della realtà? Anche Silvio Berlusconi, negli anni novanta, fu definito matto, tecnicamente intendo, magari ci si è dimenticati, ma si sprecarono in tal senso le "analisi" di eminenti psichiatri. Definire matto o malato di mente o disturbato il proprio avversario politico, è un vizio tipico della sinistra, non a caso in Unione Sovietica il manicomio era la destinazione che i potentati prediligevano assegnare ai dissidenti. No, se vogliamo comprendere il fenomeno trumpiano, dobbiamo accoglierlo e comprenderlo, poi, se del caso, discuterlo ed anche avversarlo. Bisogna dedicare meno energie a cosa Trump non fa o a cosa Trump fa male e dedicare molte più energie a cosa l'Europa deve poter fare, al ruolo che deve poter esercitare, all'influenza che deve poter agire.

C'è un elemento di innovazione nell'approccio di Trump? Certamente sì, come, in modo differente, c'è nell'approccio di Milei. Cosa ci dice Trump? Ci dice: la fase storica post-bellica che abbiamo trascinato fino ad oggi, va chiusa; non si confronteranno più blocchi contrapposti, ma si svilupperanno accordi bilaterali fra Paesi; le alleanze fra i diversi Paesi non si declineranno attraverso l'appartenenza a un blocco, ma attraverso la condivisione di ideali politici.

Già, ideali politici. Essi potranno essere rappresentati, come nel caso di Trump, da una pura reazione oscurantista alla prepotenza della retorica woke e iper-ambientalista, oppure potranno essere rappresentati da un impianto ideale realmente innovativo. Bisogna metterci mano.

IL puntO di vista

conservare o riconsiderare?

di Eglaia Tosti

Quando ci si trova di fronte a cambiamenti repentini, radicali e spiazzanti, si possono adottare due atteggiamenti: cercare di comprenderli o rifugiarsi nella nostalgia del bel tempo andato.

Oggi, di fronte alla potentissima iniziativa politica trumpiana, molti si difendono, si chiudono a  riccio, si sorprendono, irridono. 

Anche chi per posizione politica non si sente poi così distante e cerca di guardare con occhio benevolo, fatica a cogliere l'innovazione. Così, ad esempio, Giorgia Meloni sembra dire "tutto bene, ma sull'Ucraina non indietreggio di un millimetro" e Antonio Tajani sembra dire "tutto bene, ma sulla difesa dell'Occidente non inditereggio di un centimetro".

Si tratta di atteggiamenti non solo più che comprensibili, ma anche, nell'intento, apprezzabili. Il rischio è quello di fare la fine di quei soldati giapponesi che, ignari della fine delle ostilità, dopo il '45 hanno continuato a combattere una guerra inesistente nella jungla di questa o quella isola dell'arcipelago nipponico. 

Bisogna ripartire da un nuovo foglio. Esso è quasi intonso, ci sono scrirtte poche cose, eccole:

  • L'alleanza euro-atlantica non esiste più.
  • Consegnetemente, anche la NATO ha perso il suo significato.
  • Ogni Paese pensa per sè e genera le alleanze bilaterali che predilige.
  • USA e Russia hanno un forte interesse in comune: l'indebolimento dell'Unione Europea.
  • L'Europa non esiste. Esiste un accordo economico-monetario, molto strutturato, fra Paesi diversi, una sorta di evoluzione del MEC, nulla più.

 

Ogni Paese europeo è oggi chiamato a una scelta: negoziare un rapporto privilegiato con un player forte -gli USA -  abbandonando, di fatto, l'Unione Europea o partecipare alla costruzione di un vero e proprio Paese Europeo. In ragione della vicinanza politica vantata da Giorgia Meloni nei confronti di Trump, l'Italia potrebbe diventare una colonia felice, ma sempre colonia. Ella può invece scegliere di mettersi a capo della leadership europea al fine di guidare il processo di costruzione della nazione europea. Insomma, o colonia italiana o nazione europea. Nel primo caso, gli USA rappresenteranno dei padri-padroni, nel secondo dei competitor. 

Ogni Paese europeo si trova di fronte ad analoga scelta. Che farà la Germania? Che farà la Francia? Che farà la stessa Gran Bretagna? L'unica cosa certa è che bisogna farlo subito.

solleticando

dalla mossa del cavallo a quella del gambero: il tramonto di renzi

di Paolo Scavino

Per chi, come me, ha guardato con simpatia il governo Renzi e il suo tentativo di riforma istituzionale, apprezzandone anche alcune mosse tattiche, come quella che portò coraggiosamente Mario Draghi al governo, l’involuzione politica e umana dell’ex premier suscita molta tristezza e qualche riflessione.

Qualche tempo fa, Claudio Velardi, storico collaboratore di D'Alema, disse che quest’ultimo era invecchiato male.

È difficile usare la stessa metafora per un cinquantenne come Renzi, ma sicuramente si può affermare che la sua parabola politica è in rapido declino.

“Sputo fatti", come va di moda su Instagram:

Dopo un discreto, sebbene non esaltante, risultato elettorale, contribuisce al suicidio del Terzo Polo, rifiutandosi di rinunciare al suo partito personale, ormai costituito da un esiguo nucleo di elettori che però nutrono nei confronti di Matteo una venerazione che sfiora il culto della personalità; 

Riapre il dialogo con Schlein, forte del fatto che il suo 2,5/3% può risultare determinante, incurante del fatto che il cosiddetto Campo Largo spazi da i  5 Stelle a quel che rimane dell’ala riformista del PD. Il padre nobile del campo largo è Romano Prodi, che, avendo a che fare con un’accozzaglia di partiti, non riuscì a tenerli insieme (un’alleanza, comunque, più omogenea rispetto alla possibile coalizione attuale); 

Vota e fa votare i suoi in Parlamento trovando giustificazioni bizzarre, ad esempio l’astensione sulla separazione delle carriere, probabilmente per cercare sponde e lucrare rendite di posizione; 

Vola alla conferenza di Miami per cercare una sponda a destra proprio nel momento in cui Trump esprime il peggio della sua spregiudicata politica nei confronti dell’Ucraina e della UE.

Ho peccato per omissione, ma osservo che chi vive solo di tattica senza esprimere una visione chiara finisce per trasformare le mosse del cavallo in mosse del gambero. Tatticamente riuscirà a guadagnare qualcosa, ma dal punto di vista politico risulterà sempre più irrilevante.

A Matteo Renzi, comunque, va riconosciuto l’onore delle armi: ha tentato e ci ha messo energia, subendo attacchi politici e personali paragonabili a quelli rivolti a Silvio Berlusconi.

Certamente la componente umana e personale, il desiderio di riscatto, hanno un ruolo in questo malsano protagonismo del senatore fiorentino.

Tuttavia, l’eredità politica che rischia di lasciare è quella del "renzismo": una sorta di populismo cattolico-democratico che non ammette critiche e che utilizza toni e argomenti degni dei peggiori 5 Stelle.

Sono nato a Genova nel 1958.

Ho pubblicato diversi saggi con Sperling & Kupfer, Guerini e Feltrinelli, alcuni tradotti in più lingue fra cui il coreano e il giapponese.

Dopo aver lungamente scritto per Stradeonline, Linkiesta e Il Riformista, mi dedico oggi, a CONTEMPORANEA, per un mondo e un'Italia finalmente post-bellici.

Alessandro Chelo

I miei articoli scritti per:

Stradeonline

Linkiesta

Il Riformista

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a cura di alessandro chelo
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