La transizione di genere sessuale, metafora dell’emancipazione personale

Ri-partorirsi in ciò che si è intuito di essere. E’ davvero possibile? Quanta fatica comporta?

A molti di noi sarà capitato nel corso della propria vita, di avere la sensazione di “vivere la vita di un altro”, di interpretare un “personaggio” che non ci appartiene in modo davvero autentico o che comunque sentiamo come limitante.

Questo succede quando perdiamo il contatto con la nostra molteplicità interiore, quando cerchiamo di emarginare o neutralizzare parti di noi che, per quanto difficili, ci appartengono.

L’identificazione con una parte di noi, magari con quella con cui abbiamo un rapporto più facile o che meglio risponde ai nostri condizionamenti ideologici e culturali, ci condanna a una vita inautentica: siamo dominati da ciò in cui ci identifichiamo.

Qualunque percorso di crescita personale è agevolato da un processo di de-identificazione. Siamo chiamati a liberarci dall’identificazione totalizzante con atteggiamenti specifici, idee, ideologie, prassi, passioni.

Questa scelta ci consente di entrare in contatto con la nostra molteplicità interiore e stanare quegli aspetti di noi che magari abbiamo represso, ma che in effetti raccontano autenticamente la nostra identità.

Da questo punto di vista, la presa di coscienza della propria identità sessuale e il conseguente percorso di transizione di genere sessuale, rappresenta una straordinaria metafora della capacità umana di ri-partorirsi in ciò che si è intuito di essere.

Ognuno di noi può ri-partorirsi in ciò che ha intuito di essere. Certo, non si tratta di una scelta estemporanea, si tratta semmai di un processo che prevede più fasi: ri-trovarsi, ri-pensarsi e infine ri-partorirsi. In un ciclo continuo.

Tratto questo tema nel libro Jeremy e la farfalla che volava in inverno, cercando raccontare una vicenda di transizione di genere sessuale, in modo godibile per chiunque e non solo per gli appassionati dei temi #LGBT.

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In fondo anche i percorsi di Talent Coaching che propongo alle imprese, si fondano sull’idea di dare spazio alla propria molteplicità. Spesso infatti i nostri più preziosi talenti appartengono a parti noi che consideriamo socialmente meno convenienti e tendiamo a reprimere.

Questo tema ha molto a che fare anche con l’esercizio della leadership perché l’accettazione della molteplicità (propria e degli altri), non solo ci fa superare comportamenti stereotipati, ma ci abilita a superare l’orientamento a “etichettare”, vero e proprio killer della leadership.

Insomma, benché il libro racconti una vicenda di transizione di genere sessuale, in effetti ognuno di noi, in vari ambiti e varie modalità, può scegliere la fatica di emanciparsi verso ciò che ha intuito di essere: ri-trovarsi, ri-pensarsi, ri-partorirsi.